Renaissance World Tour – Beyoncé conquista Londra e il cuore di Davide

 

Nonostante io sia una persona multitasking, devo ammettere che Beyoncé è riuscita a far scricchiolare il mio super potere. Mi spiego meglio. Da quando sono uscite le date del Renaissance World Tour e l’Italia tutta s’è a ragione indignata perché Queen B avrebbe messo piede ovunque tranne che qui, nella mia mente sono apparsi due led luminosi con importanti propositi: prendere un volo per uno qualsiasi dei suoi show e non spoilerarmi la scaletta.
Per la prima è stata facile, considerato che ha piazzato cinque date a Londra e il mio passaporto attendeva con ansia di essere usato.
La seconda era la parte difficile: mentre tentavo di tenermi occupato con la canzone di Dua Lipa per Barbie e i trailer di The Idol, ho dovuto fare slalom tra post di Beyoncé, storie di gente andata alle prime tappe (Jade Thirlwall, mi leggi?), reportage della cugina di ottavo grado che doveva per forza farci vedere parte della scenografia. Quel che conta è che alla fine ce l’abbia fatta e che, quando è partita Partition, io abbia avuto un infarto per la sorpresa.

SCALETTA

Sì, sto per fare a voi ciò che non avrei mai voluto facessero a me: spoilerarvela.
Io capisco che Renaissance non sia un album per tutti, e che in particolare non sia un album per tutti i fan di Beyoncé. Probabilmente potrebbe anche venir apprezzato di più se non si partisse con l’idea che è un album di Beyoncé: consci della voce che ha, i detrattori dell’album sottolineano che non valorizza le sue incredibili doti da vocalist. Ecco, questa scaletta è stata costruita per far contenti tutti, sia chi ha amato la Beyoncé del passato sia chi non vedeva l’ora di ballare sulla sua musica più recente e più dance.
Le canzoni di Renaissance (meno due, che io amavo e la cui assenza mi ha fatto sanguinare il cuore, specie perché solo nelle prime date del tour ha cantato Thique mixata con il jingle di Toxic di Britney Spears) sono state performate in ordine ma inframmezzate da glorie del passato che percorrevano tutte le sue ere. Love on top, Crazy in love, My power, Formation… la mente è esplosa più volte.

 

LE INFORMAZIONI CHE SERVONO

– Lo show inizia prestissimo, prima delle 20. Il che è progresso, innovazione, meraviglia: si va presto a casa.
– Lo show dura tantissimo, circa 2 ore e mezza, e considerato che ogni stadio in cui lo fa contiene almeno 30.000 persone se sei coi mezzi ti sposti con lentezza: non si va presto a casa.
Beyoncé è pazzesca, ma tipo in tutto: balla, canta, si veste, si sveste, cavalca ogni mezzo di locomozione esistente, quando non esistono ne costruisce di nuovi, vola.
– Quando canta Queen B tiene il microfono a mezzo metro di distanza, evidentemente perché sa che la voce di cui è stata dotata è così potente da poter perforare ogni tipo di timpano. Seriamente, nessuna ugola è come la sua.
– Il palco è composto dal main stage, da una passerella intermedia e da una circolare che non percorre spesso, va detto, ma che le garantisce di essere vista da vicino un po’ da tutti, almeno una volta durante il concerto. Senza parlare degli schermi di 30 km quadrati che la inquadrano durante lo show e che durante i 394829 cambi d’abito raffigurano visuals conturbanti.
– I ballerini sono incredibili.

LE INFORMAZIONI CHE NON SERVONO

Gli ospiti d’onore non sono mancati né sul palco né in tribuna. Per la seconda volta (dopo Parigi, nella tappa precedente) Beyoncé ha portato con sé Blue Ivy, leggendario clone di Jay Z nonché loro figlia primogenita, che ha preso parte della coreografia di My Power e di Black Parade.
Tra i comuni mortali off stage nella prima data di Londra sono apparse più stelle: Jay Z, Kris Jenner e Dua Lipa sono i nomi più degni di nota. In particolare sono impazzito per la diversità di atteggiamento delle ultime due: Kris ha aspettato il momento in cui si è affacciata e ha wavato i suoi pesantissimi bracciali d’oro sulla folla per infinite ore, mentre Dua, probabilmente impaurita da quella palla strobo a centro palco che la ossessiona ormai da anni, si è limitata a salutare un secondo e mezzo e a passare il resto del tempo tra le braccia del suo nuovo fidanzato, Roman Gavras. So che questo paragrafo è intitolato “le informazioni che non servono”, ma più lo scrivo più mi rendo conto che servono eccome.

 

In definitiva, il Renaissance World Tour è un’esperienza che a un fan di Beyoncé difficilmente può non piacere: mette d’accordo chi la vuole sentire armonizzare, chi vuole che rappi, chi vuole che bisbigli. Aggiungiamo scenografie, coreografie, abiti da urlo e importanti messaggi da lanciare: è uno show inclusivo, che coinvolge ogni essere umano senza distinzione di etnia, di sesso, di qualsiasi barriera sia stata creata dalla storia.
E, cosa per me fondamentale, si vede che è esattamente ciò che Beyoncé voleva fare: lei era là con lo stesso obbiettivo del suo pubblico. Divertirsi.

E tu, sei stato ad una tappa del Reinassance World Tour? Attendo tue!
-D

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