Bridgerton stagione 2

Bridgerton Stagione 2 – receMsione

È chiaro che i blog stanno morendo, soprattutto quelli come il mio dove non c’è pubblicità e campano grazie a piccole donazioni dove l’unico donatore sono io, ma ho deciso che questa cosa non mi interessa e quindi continuo a scrivere.
Anche perché, se non scrivo, cosa mi faccio donazioni a fare.

La stagione 2 di Bridgerton è tornata dopo 2 anni ed io non scrivevo una receMsione dal 2019: la vita degli adulti è veramente un casino.
Per chi è qui per la prima volta, la receMsione non è altro che una cosa che non si indicizzerà mai su Google ma quando ho iniziato ho pensato di essere più importante della serp.
Ribadisco: la vita degli adulti è veramente un casino.

 

La prima stagione di Bridgerton

In breve, la serie è tratta dai romanzi di Julia Quinn.
Siamo nel 19esimo secolo e c’è una famiglia composta da 8 prestanti fratelli che si devono sposare una stagione alla volta.
A rendere il tutto drammaticamente interessante c’è una Penna anonima e birichina, Lady Whistledown, che semina zizzania tra l’alta società londinese.

Abbiamo recuperato i copioni vecchi per ripercorrere insieme le puntate passate:

“Limoniamo”
“No”
“Poco”
“Tanto”
“Sdraiami”
“No”
“Tanto”
“Tantissimo”
-Fine

Il duca, che dopo aver leccato un cucchiaino nella prima stagione arrivando vicino al Nobel per la pace, ha deciso di non presenziare più in Bridgerton e la sua assenza viene giustificata con asserzioni più o meno valide che vanno da “il bambino ha lezione di hula hoop agonistico” fino a “sta dragando il Nilo per beneficienza”.
Credibile?
No. Ma del resto ho visto tutte le stagioni di Pretty Little Liars: la mia forza di volontà non conosce sconforto.

 

La seconda stagione di Bridgerton

Sappiamo che la penna impertinente è quella di Pen alla cui nascita si narra che la levatrice abbia esordito con “complimenti signora Featherington, sua figlia è nella friendzone”. Ma questa storyline è talmente marginale che non ve ne parlo nemmeno.
La storyline principale è quella di Anthony che, primogenito libertino impenitente, cerca moglie.

Nella ridente cittadina di Mayfair arrivano due sorelle che forse non sono sorelle (qui stavo giocando ad Angry Birds e se avete capito più di quanto non abbia capito io sentitevi liberissimi di istruirmi) e il tutto si basa sulle frustrazioni sbagliate.
Ad esempio, Edwina, la minore, scopre dopo 5 puntate (e vi giuro che le puntate sono veramente lunghe) che sua sorella vorrebbe conoscere biblicamente Anthony e si arrabbia con lei. Ma mai con i suoi genitori che l’hanno chiamata Edwina.
È proprio vero che passiamo la vita ad arrabbiarci per i motivi sbagliati.

 

Perché Bridgerton funziona

Vorrei tanto dire che Bridgerton funziona perché ci tocca il cuore, ma più che altro si tratta di una serie tv che, se sei allergico ad api e soap opere, ti causa uno shock anafilattico.
Ho deciso di procedere per punti, fondamentalmente perché mentre scrivo è molto tardi e dopo mezzanotte non coniugo più i verbi. Devo affrettare i tempi.

  • Le ultime 8 puntate si basano un meccanismo molto utilizzato nella narrazione seriale, ovvero, l’URST, che non è che volevo scrivere URSS e nel mentre m’è venuta una sincope, è che si chiama proprio UnResolved Sexual Tension e ha un acronimo impronunciabile.
    Questa singolare pratica, tradotta nella saggezza popolare, suonerebbe un po’ come come “non dargliel* al primo appuntamento se no poi non ti chiama più, ascolta nonna“.
    Più l’attrazione è innegabile e più il pubblico farà il tifo per l’orizzontale e no in questo caso non mi riferisco alla trama.
    Altro topos fondamentale di Bridgerton è il passaggio “enemy – lover” che è quella pratica per cui metteresti le mani addosso all’altra persona. Prima per farle del male, poi decisamente no.
  • La colonna sonora è da strapparsi i vestiti. In molte scene questo accade davvero, in altre no, ma l’idea di rendere ottocenteschi alcuni brani colonna sonora (e portante) del ventunesimo secolo, è indubbiamente vincente.
    Io, ad esempio, sogno di ballare Wrecking ball arrangiata con gli archi e in abiti vittoriani.
  • Le soap opere non sono morte. È chiaro che stanno meglio di noi o, senza generalizzare, è chiaro che stanno meglio di me.

 

Vi lascio con una gif della regina piacevolmente colpita dalle mie parole:

Abbiate cura di voi, siamo la cosa più importante che abbiamo.
Eccezion fatta per gli accessi a Netflix.
Abbiate cura anche di quelli.

Un bacio a testa,
-M

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