Ve lo confesso, le ho pensate tutte per attirare il maggior numero di lettori a questo articolo. È stato quando ho indugiato sulla possibilità di chiamarlo “10 foto di cuccioli pelosi” per avere dalla mia anche gli animalisti che ho realizzato di dovermi attenere alla realtà. Scusatemi, so di star passando come una persona senza scrupoli e priva di morale, ma il mio timore è che pochi conoscano il nome delle Blackpink a tal punto da sapere di non doverlo nominare invano. Per ora.
BLACKPINK IN YOUR AREA
Questa breve introduzione occuperà un buon 80% dell’articolo perché in realtà questo è tutto un piano per sfogare le emozioni che queste quattro pischelle mi hanno regalato da quando le ho conosciute a oggi: è da mesi che mi preparo per questo momento.
A rispondere al nome Blackpink sono quattro regine contemporanee, componenti del gruppo femminile K-pop più famoso al momento. K-pop equivale a pop coreano, che posso descrivere molto alle svelte e molto approssimativamente come una versione del pop occidentale caratterizzata da un’attenzione particolare alle coreografie e a ritmi scatenatissimi. Il mio paradiso. In realtà, come spesso viene sottolineato anche nel documentario, le Blackpink non sono semplice K-pop, molto probabilmente perché, complice il loro immediato successo, la loro casa discografica le sta indirizzando verso un pubblico internazionale: le loro canzoni sono quasi sempre caratterizzate da pezzi in inglese in mezzo ai testi coreani e alcune, guarda caso i feat con Selena Gomez e Cardi B, sono completamente in inglese. Dua Lipa e Lady Gaga invece sono ancora là a cercare di tradurre parte del testo delle canzoni in cui hanno collaborato con le ragazze.
MA ANDIAMO CON ORDINE, la carne al fuoco è così tanta che non posso fare altro che procedere come nel mio primo celebre articolo sulle Little Mix: conosciamole una alla volta. In pratica sto rifacendo il documentario di Netflix per conto mio.
Jennie
Nei gruppi coreani ogni membro ha uno o più ruoli specifici. Nata stanca nel 1996, Jennie è la central (quella che sta quasi sempre in centro durante le coreografie), la main rapper (anche se Lisa rappa più di lei) e anche se nessun fan serio lo ammetterebbe mai è sostanzialmente la capetta. E’ il primo membro delle Blackpink individuato dalla casa discografica YG e per ora l’unica ad aver avuto il privilegio di poter pubblicare una canzone da solista, chiamata appunto Solo. Coreana di nascita e neozelandese di trasloco, Jennie è caratterizzata da una resting bitc* face che mi fa semplicemente sbarellare.
Segno particolare che conoscevamo prima del documentario: il suo animale preferito è il capibara e quindi per coerenza nel video di Ice-cream quasi ne bacia uno in bocca.
Segno particolare che conosciamo dopo il documentario: la sua insegnante di pilates ha trovato nelle dita dei suoi piedi ossa che negli umani di solito non esistono.
Lisa
Thailandese e coetanea di Rosé (’97), Lisa è il secondo membro individuato per le Blackpink, con il ruolo di rapper e main dancer: potete sbavare davanti ai suoi movimenti su Rosalía e altri capolavori cercando su youtube i Lili’s film. Mia preferita da quando al Coachella ha sfoggiato la coda alta di Perrie (non è vero, lo è da quando è nata), in vita sua ha dovuto dire così tante volte “Blackpink in your area” che risponde così a tutto. “Lisa, mi passi il sale?” “Blackpink in your area”.
Segno particolare che conoscevamo prima del documentario: quando si parla di velocità dev’essere sempre la prescelta. E’ la più rapida ad imparare le coreografie, è la più rapida ad addormentarsi, è la più rapida a montare tende da campeggio.
Segno particolare che conosciamo dopo il documentario: fuori dal palco Lisa ha il ruolo che ricopro io nel mio gruppo di amici. Quello del clown.
Jisoo
Jisoo è la visual del gruppo, ovvero – non ridete – è la più coreana. Questo ruolo è affidato al membro che visivamente rispetta più fedelmente i canoni di bellezza tipicamente coreani. Parla molto poco l’inglese e viene definita dalle altre Unnie, ovvero una sorta di sorella maggiore, dato che è la più grande, nata nel 1995. Motivo di singolare caciara è il fatto che fino al 2 ottobre Jisoo non aveva mai potuto pronunciare le tanto ambite parole Blackpink in your area all’inizio di una canzone e i fan coreani rivendicavano con insistenza questo suo diritto: in Pretty Savage, canzone dell’album uscito quel giorno, lo dice addirittura due volte.
Segno particolare che conoscevamo prima del documentario: ha un feticismo per il tenere in equilibrio sulla testa qualsiasi oggetto si trovi a portata di mano, non importa l’occasione, anzi più è ufficiale meglio è.
Segno particolare che conosciamo dopo il documentario: i suoi genitori la bullizzavano da piccola dandole della scimmia, comincio a pensare che Kill this love sia stata scritta per questo.
Rosé
Rosé è la main vocalist, la più girly, quella con una voce tanto celestiale e melodiosa da aggiudicarsi il bridge in ogni canzone. Secondo me è anche una buonissima ballerina e ad avvalorare il mio parere ci pensano i coreografi che 2 volte su 3 le fanno fare passi incredibili tipo camminare in diagonale in mezzo alle altre che ballano indemoniate a metà How you like that. Da contratto oltre a non poter guidare, fumare, bere, avere una vita sociale e amorosa non può neanche andare al corso per diventare un ninja ma già così mi sa che casca bene.
Segno particolare che conoscevamo prima del documentario: se nel video serve che una delle quattro pianga straziata a causa del patriarcato, e di solito serve, state pur certi che ricoprirà quel ruolo.
Segno particolare che conosciamo dopo il documentario: Rosé è una crybaby. Piange in ogni situazione e sinceramente la trovo adorabile, soprattutto se lo fa alla fine dei concerti.
Perché vedere il documentario anche se ho già spiegato tutto
Perché in realtà non ho spiegato praticamente niente. Guardando le performance di un qualsiasi gruppo coreano si ha la percezione di avere davanti robot programmati per essere perfetti anche in coreografie che lascerebbero gli esseri umani piegati entro la fine: istruiti dall’età di 12 o 13 anni, gli aspiranti k-poppari passano anni da trainee, con vere e proprie lezioni di ballo e di canto di 14 ore al giorno con ritmi serratissimi e molto stancanti. Il documentario, oltre a raccontare quanto sia stato difficile arrivare dove sono arrivate le Blackpink anche per questo motivo, ci mostra come dietro l’alone di perfezione raccontato sul palco ci siano quattro ragazze che hanno perseguito un sogno senza mettere da parte paure e momenti di sconforto. E sacrificando totalmente la vita di un normale adolescente. Per arrivare al Coachella, al tour mondiale e al record di visualizzazioni di YouTube sono state spese lacrime, sono stati fatti sacrifici e c’è voluto il supporto di ciascuno per le altre.
Spero di aver reso onore a queste indubbie regine e di aver invogliato chi non l’ha ancora fatto a spararsi la loro discografia per i prossimi tre mesi. Fatemi sapere!
-D