So di essere irrimediabilmente in ritardo e spero mi possiate perdonare per questo ma la quarantena, come per la maggior parte di voi, non è stata per niente una situazione facile da digerire. Le prime tre settimane sono state di assestamento – in effetti, ricordo ancora il terreno tremare sotto le mie deboli gambine (ora gambone a forza di ingurgitare quantità di cibo colossali) e la mia testa ripetere quello che un saggio del passato disse probabilmente trovandosi in una situazione simile alla nostra: “feet don’t fail me now” (grazie Lana) – poi però ho iniziato di mia spontanea volontà a praticare yoga quotidianamente, principalmente perché il lievito e la farina erano finiti al supermercato già da un pezzo, ero in ritardo anche per quello.
Una cosa che mi ha regalato questa quarantena però – e questo l’ho capito dopo due mesi di reclusione in casa – è tempo a disposizione necessario per scoprire cose nuove e per cose nuove intendo MUSICA!
Questa è la mia ristretta selezione di album (pre e infra-COVID19) da ascoltare per intero durante questo periodo di pausa dal mondo, ma anche dopo…
1) Imogen Heap – Speak for Yourself

Partiamo dalle glorie del passato. Album datato 2005, nessuno ne avrebbe saputo l’esistenza se non fosse per stato per The O. C., puntata 2×24 (season finale – NO SPOILER!) e successivamente per il sample della canzone Goodnight and Go inclusa nella traccia omonima contenuta nell’album di Ariana Grande, Sweetener (2018).
La motivazione principale per cui ho deciso di ascoltare quest’album per intero 15 anni dopo il suo rilascio è sempre The O. C. che da quando sono in quarantena è diventato uno stalker sotto copertura, lo vedo che mi osserva dal davanzale affianco al letto in formato DVD, dalla televisione in streaming, ma anche da Italia1, La5 e Radio Maria anche se è una radio e sono in crisi (sempre causa COVID19).
Il fatto è che sono un inguaribile nostalgico e sentendo le note di Hide and Seek suonare per 3 mesi consecutivi, l’ho preso veramente come un segno: dovevo ascoltare Speak for Yourself. Devo dire che nel 2020 è stata una botta di aria fresca, immaginate un po’… Imogen produce e scrive tutto da sola, questo a volte rende parecchio difficile capire effettivamente di cosa parli nei suoi testi, ma è convincente dalla prima all’ultima traccia. Con influenze pop, il progetto si butta a capofitto su produzioni elettroniche, a tratti dark. Due album dopo, l’artista inglese è scomparsa dalla scena musicale, riapparsa solamente come co-produttrice e co-writer di Clean della nostra sweetheart americana Taylor Swift – e quella canzone è un capolavoro, quindi me la faccio bastare.
MUST HAVE IN YOUR MUSIC GALLERY: Headlocks, Goodnight and Go, Loose Ends, Hide and Seek.
2) The Weeknd – After Hours

Dopo My Dear Melancholy,, l’EP dissing alla relazione con Selena Gomez con elogio annesso a quella con Bella Hadid, Abel torna con un album che a mio modestissimo parere potrebbe essere considerato, ad oggi, il migliore del 2020. Prima di tutto, vorrei parlare del fatto che The Weeknd è uno dei pochi artisti che non si sono fatti spaventare dalla situazione attuale mondiale ma che, nonostante tutto, ha deciso di rilasciare musica senza scuse melense e senza dubbio alcuno. Secondo, vorrei soffermarmi sulla sua capacità di reinventarsi musicalmente e stilisticamente, Abel è veramente uno dei pochi artisti maschili che riescono a tenermi incollato ad un progetto discografico dall’inizio alla fine.
Il look è sempre piuttosto dark e unconventional – per questo preciso progetto quasi splatter – la produzione è tendente a quella anni ’80 ma con quei piccoli twist che danno un tocco completamente diverso all’intera visione artistica dietro l’album. Si passa da pezzi più movimentati come Blinding Lights, primo singolo estratto, che ricorda molto False Alarm a brani più introspettivi e lenti come Scared to Live – da momenti di super hype, quindi, a momenti in cui vedi il tuo corpo fluttuare nello spazio, la stessa sensazione di rarefazione che si prova ascoltando un album di Lana Del Rey praticamente.
MUST HAVE IN YOUR MUSIC GALLERY: Alone Again, Scared to Live, Snowchild, Heartless, Blinging Lights.
3) Zella Day – Kicker

Ho scoperto quest’artista girando su Instagram un giorno a caso quando la noia stava avendo il sopravvento. Vedendo delle storie sono incappato in Ace of Hearts, appena sentita la prima nota ho screenshottato il tutto con la promessa di ascoltare l’intero album, Kicker, appena finito la dose di smart working giornaliera – mai scelta fu più azzeccata.
Il timbro di Zella mi ha ricordato da subito quello di Stevie Nicks ai tempi d’oro, il genere musicale è un pop-alternativo tendente alle sonorità western che tratta di temi che vanno dall’alcolismo, alla religione, alla letteratura con base portante sempre l’amore. Quello che mi ha convinto da subito è stata l’onestà con cui racconta la sua storia, la sua anima d’altri tempi trasuda dai testi che scrive di suo pugno. Quest’album sembra un film anni ‘70 che non vorresti finisse mai – 1965 e Compass sono le vere protagoniste.
MUST HAVE IN YOUR MUSIC GALLERY: Jerome, Ace of Hearts, 1965, Hypnotic, The Outlaw Josey Wales, Compass.
4) Greyson Chance – portraits

Come per Zella Day, ho scoperto quest’album tardi rispetto alla sua data di rilascio (esattamente un anno dopo), ma questo non mi ha impedito di godermelo a pieno. Molti di voi potranno ricordarlo dalla famosissima apparizione nel talk show di Ellen Degeneres, in cui stregò tutti con una cover di Paparazzi di Lady Gaga, tutti tranne me.
In questo caso ci ha pensato Apple Music a tenermi al corrente di quello che accadeva al di fuori della mia bolla di cristallo fatta di comfort e della stessa musica in loop 24 ore su 24 – un giorno tornando dal lavoro, infatti, lo shuffle ha suonato white roses e ne sono rimasto colpito da subito.
portraits è maturo e senza peli sulla lingua, ha una struttura interessante che comprende anche dei brevi interlude a separare le tracce che compongono la tracklist – parla di appartenenza, di amore, di casa, è malinconico ma sfrontato. Anche in questo caso è una storia raccontata attraverso la musica, per molti versi mi ricorda Lorde, ma l’ispirazione principale è sicuramente Troye Sivan, che comunque prende ispirazione da Lorde quindi, sì, è una cane che si morde la coda ma, personalmente, non potrei esserne più felice.
MUST HAVE IN YOUR MUSIC GALLERY: shut up, yours, white roses, black on black, seasons nineteen.
5) King Princess – Cheap Queen

Cheap Queen mi è stato consigliato e io ho avuto la brillante idea di ascoltare la versione Deluxe, contenente 18 brani. Potrebbe sembrare una cosa impegnativa ma King Princess (che, sì, è una donna) ha reso le sue canzoni talmente identificabili tanto da farti perdere la cognizione spazio/temporale.
Il genere musicale, come anche la produzione, è del tutto dreamy-old school, indie primi anni 2000 con un impronta di puro rock n roll – mi ha portato indietro a quando a 9/10 anni ascoltavo musica pop-rock pensando che fosse la cosa più ribelle del mondo.
Se potessi usare una sola parola per descrivere la musica di King Princess, direi vera. Tutto ciò che ascolterete è il riflesso di esperienze personali, riportate nella maniera più unfiltered possibile. Preparatevi a piangere!
MUST HAVE IN YOUR MUSIC GALLERY: Cheap Queen, Ain’t Together, Isabel’s Moment, Watching My Phone, If You Think it’s Love, Ohio.
+1) Sub Urban – Thrill Seeker

Se siete più portati per la musica creepy alla Billie Eilish e voleste conoscere artisti affini, Sub Urban è decisamente uno di quegli artisti da tenere sott’occhio negli anni a venire. A mio avviso, un piccolo genio musicale – a 20 anni scrive e produce tutto da solo. Grazie Anne-Marie per il consiglio musicale!
Vi lascio con il brano che l’ha reso celebre:
-nic.