Piccole Donne

Perché ogni età dovrebbe avere le sue Piccole Donne

Ho sempre inteso Piccole Donne come un libro da evitare, uno di quei testi in cui finalmente smetti di imbatterti in libreria perché abbandoni la sezione infanzia e cominci a saccheggiare quelle per i bimbi grandi.
È da bimba grande che mi sono avvicinata all’opera di Louisa May Alcott, per la precisione il 7 gennaio 2020, e il libro non l’ho trovato in libreria ma me l’ha regalato un’amica affidandosi ad Amazon Prime: i tempi sono cambiati, la materia del testo è ancora incredibilmente attuale.
Dalle pagine non mi sono staccata un attimo: avevo delle aspettative da deludere, o da non deludere – questo ancora non lo sapevo -, e un film pluripremiato agli Oscar da vedere al cinema.

 

La trama

La famiglia March era ricca però adesso è povera, sebbene viva in una di quelle case illusione ottica che da fuori sembra una casa semi normale, dentro ha 2387 stanze, 8 rampe di scale e ci si gira in vestaglia anche se i muri sono di legno e fuori ci sono 45m di neve.
Mr. March è al fronte, coinvolto nella guerra di secessione, e nell’umile abitazione dei March vivono la Mami, la governante Hannah e le sorelle Meg, Jo, Beth e Amy. Accanto a loro si trova la villa di Laurie, giovane vicino di casa che è un perfetto gentiluomo oltre ad essere ricco e carino.
In pratica è un fantasy travestito da romanzo di formazione.

 

Le piccole donne

Laura Dern, Mr. March, non è una ragazza e i suoi vestiti sono un mix delle palette delle sue figlie. Ciascuna di loro porta colori distintivi che, romanticamente, confluiscono tutti negli abiti della Mami. È una Mamma maiuscola e non le si può che voler bene.
Meryl Streep, Aunt March. Non c’è bisogno di scrivere nulla.
Emma Watson, Meg. Adoro Emma Watson quando non recita. Quando recita invece recita un po’ tutto uguale. La adoro lo stesso, però meno.
Saoirse Ronan, Jo. Lei è il personaggio in cui è più semplice identificarsi perché è in lei che si rivedono sia la Gerwig che la Alcott ed è su di lei che si è voluto puntare: Greta, hai fatto benissimo.
Il monologo di Saoirse poco prima della fine è l’inno di chi fatica ad incasellarsi anche se sa che, a volte, le linee di una casella ti salvano da un sacco di freddo.
Florence Pugh, Amy. Nel libro lei è una trottolina detestabile e maga dei malapropismi (quando due parole suonano simili e si scambia una per l’altra producendo significati comici tipo “m’è venuto un patè d’animo”) qui Amy parla bene ed è un personaggio gestito da Dio.
Eliza Scanlen, Beth. Di lei vi dico solo una cosa “non vi ci affezionate”.

 

Il doppiaggio tutto bene?

Per cause di forza maggiore abbiamo visto il film doppiato e non in lingua originale. Se riuscite a mantenere un certo contegno ascoltando l’accento di Friedrich Bhaer vi faccio i miei più sentiti complimenti: siete persone migliori di me.

 

Le nomination agli Oscar

Il Piccole Donne del 2019 è quello che ha ricevuto il maggior numero di nomination agli Oscar rispetto ai film passati: 3 nomination e una vittoria nel 1933, due nomination e una vittoria nel 1949, tre nomination e nessuna vittoria nel 1994.
Queste le candidature di quest’anno:
Miglior Film
Miglior sceneggiatura non originale
Migliore attrice: Saoirse Ronan
Migliore attrice non protagonista: Florence Pugh
Miglior colonna sonora
Migliori costumi

 

Considerazioni al caldo

Considerazioni al caldo perché i pezzi prima li ho scritti in metro sulle note del telefono mentre adesso sono a casa e ho la vestaglia.
Essere donne non è mai stato facile, non lo è oggi quando ci invitano a fare un passo indietro, chi ci vede brillare teme che siamo bombe e fa di tutto per tenersi a debita distanza da noi, non lo era ieri quando la penna di una donna era un disonore mentre quella dell’uomo un vanto, quando “sposati un ricco se no ricca non ci diventi mai e finisci come gli Hummel che muoiono di scarlattina”.
È giusto che ogni periodo abbia le sue Piccole Donne, film che ciclicamente viene ripresentato sul grande schermo, per ricordarci di quanta strada abbiamo fatto, quanta ne abbiamo da fare e chi sono le persone con cui la stiamo facendo.
E sono i tre cuori con cui vai al cinema alle 22.30 di giovedì perché io lavoro fino a tardi, io sono in palestra, io insegno dall’altra parte di Milano, ma anche quelli sullo schermo che recitano ancora anche se considerate brutte per farlo, parlano alle Nazioni Unite e alzano la voce solo quando è necessario farlo.
Non si tratta di una pellicola semplice da digerire.
Sarà che quello che dice è vero, sarò che il mio stomaco è particolarmente sensibile, che sono in quella fase della vita in cui le persone mi fanno piangere e che ho appena finito Dickinson, ma se vi aspettate un film leggero…
Forse ne vedrei un altro.
Vi lascio con il trailer, nel caso in cui l’algoritmo di Youtube non ve l’avesse sbattuto davanti almeno una quindicina di volte.

Un bacio a testa,
-M

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