She’s gotta have it è stata rilasciata il 23 novembre 2017, ha 10 puntate e si tratta di un prodotto Netflix. Creata da Spike Lee, si basa “Lola Darling”, lungometraggio sempre diretto e interpretato da Spike Lee. È rimasto tra i miei consigliati per un po’ e poi, finalmente, ho capito che era il momento giusto per guardarlo (anche perché al momento stavo seguendo solo il Trono di Spade ed ero stanca di personaggi che muoiono tra atroci sofferenze).
La trama di She’s gotta have it
Nola Darling è una giovane artista di Brooklyn. È pansessuale e conduce una relazione con tre uomini diversi le cui caratteristiche, a parer suo, costituiscono la dolce metà perfetta.
È povera (ma ha una casa così bella che noi mai nella vita) e spera di vincere un importante premio così da poter accantonare per un po’ le proprie difficoltà economiche.
Cosa mi è piaciuto
Le prime puntate erano spaventosamente vuote, poi spaventosamente interessanti e, infine, erano spaventosamente finite.
Nola Darling è libera e questo è l’importante, sebbene spesso si scordi che ad ogni azione corrisponde una reazione di forza uguale e contraria e che questo alle volte potrebbe metterla al tappeto.
Sullo sfondo c’è una lotta continua: chi lotta per affermarsi, chi è tornato dall’Afghanistan e non è più la stessa persona che è partita e chi è stanca di essere oggettivata tornando a casa.
Stream of consciousness
Un paio di mesi fa ho letto Bossypants di Tina Fey in cui lei chiedeva quale fosse stata la prima volta in cui ci siamo sentite donne.
Mi sono fermata a pensare e, solo più tardi, ho avuto conferma che la sua risposta era identica alla mia.
Un pomeriggio d’estate un furgoncino ha rallentato per urlare “complimenti alla mamma”.
Dubito che in seconda media avessi più tette di quante ne abbia adesso (poche) e non c’era nulla da complimentarsi se non il mio essere Marta: per quanto il furgoncino andasse piano, sono sicura non possa averlo percepito.
Non ho mai avuto modo di chiedere ad un uomo quale sia stata la prima volta in cui si è sentito tale ma so che a me sentirmi donna in questo modo non è piaciuto granché.
Così come non mi piacciono le parole buttate a caso la sera tardi.
Così come non mi è piaciuto dover cambiare vagone perché un tizio mi sbirciava nella camicia che poi bravissimo perché se riesci a trovarle con lo sguardo e sotto l’imbottito sei praticamente Clark Kent.
Nola Darling è nera e in America. Io sono bianca e in Italia e, se solo sapessi come, tappezzerei città intere ricordando a tutti che siamo più di un vestito, più di un reggiseno e più di un paio di gambe.
Quindi grazie Tina Fey, che va ringraziata sempre, e grazie Nola per averci ricordato che non c’è niente di più giusto di rispettarsi e di esigere che gli altri facciano lo stesso.
Ricordatevi di non guardare questo telefilm in famiglia perché ci sono un sacco di scene orizzontali-verticali-oblique e ci sono cose di cui forse non avete voglia di parlare coi nonni.
Il 24 maggio uscirà la seconda stagione ma io vi lascio il trailer della prima così non spoilero nulla a nessuno.
Un bacio a testa,
-M