Non so se capita anche a voi: esce una serie tv, tutti gridano al capolavoro, cominciate a guardarla carichi a mille. Ma i minuti passano, gli episodi pure e cominciate a chiedervi se il problema siete voi o la serie. Faccio coming out: è talmente incasinata e folle che non ho ancora capito se mi è piaciuta o no. Ma del resto parla di persone incasinate e folli (Maniac, letteralmente) quindi, tecnicamente, è geniale. Il messaggio è chiaro: niente è come sembra. E se non ci capirete nulla, okay, il regista Cary Fukunaga ha fatto centro.

Provando a rimettere insieme i pezzi: siamo a New York, è sicuramente il futuro, ma somiglia stranamente agli anni ’80. Ci sono computer obsoleti capaci di mandarti in altre dimensioni e social network per noleggiare amici a pagamento. Poi c’è Owen, figlio depresso di una famiglia ricca e spietata (Jonah Hill recita così bene che sembra che reciti male) che incontra Annie (Emma Stone, che è bravissima e biondissima) che è perennemente al verde e ossessionata dalle pillole. Tutti e due decidono di partecipare a un trial per la sperimentazione di un nuovo farmaco, che promette di “aggiustare” le persone. Cancellare il dolore, guarire dai traumi, sotto il vigile occhio di un genio con il parrucchino con la madre pazza e psicoterapeuta e una dottoressa giapponese che fuma come una ciminiera.
E qui inizia la parte migliore del film (e della vita): i viaggi mentali. Perché per sperimentare la terapia le pillole fanno vivere ai pazienti fantasie e ricordi nella loro mente. Owen e Annie si ritrovano a Long Island e poi a una seduta spiritica, tra elfi, lemuri e Don Chisciotte. Giuro. Secondo me la riunione degli sceneggiatori è andata così:
– Facciamo un fantasy, dai, con gli elfi ubriachi.
– No, facciamo un poliziesco anni ’80
– Sì, però splatter, alla Tarantino
– Allora un film in costume
– Perché non una spy story?
– Idea: Facciamoli tutti!
– …e mettiamoci anche un lemure!
E infatti è finita che hanno mischiato ogni genere prodotto nella storia del cinema. La chiave di tutto, alla fine, è nel Don Chisciotte, l’eroe pazzo che torna in ogni storia: cos’è reale e cosa no? E soprattutto: basta una pillola per guarire dal dolore?
Perché vederlo
- Perché Emma Stone è magnifica in ogni ruolo. Ma anche senza le ultime tre parole questa frase funziona lo stesso.
- Perché visivamente è insuperabile, anche se delirante. Una specie di trip da sobri.
- Perché è come vedere un film diverso ogni episodio, dallo spionaggio al thriller al fantasy
- Perché vi sentirete meno soli e incasinati
Perché non vederlo
- Perché la vita è già complicata senza le storie dolorose di Annie ed Owen
- Perché vi verrà voglia di capirci qualcosa (e invece no)
- Perché se poi non vi piace cosa rispondete a chi vi dice che è un capolavoro?
- Perché avrete la sindrome di Don Chisciotte: ma non sarebbe meglio essere una ladra degli anni ’30 anziché sulla metro A all’ora di punta?
Vi lascio con il trailer e una serie di domande random:
- Perché da Legolas in poi tutti gli elfi hanno i capelli lunghissimi e biondissimi?
- Tutte queste -A nella testa di Annie non vi ricordano la zia Marlene King?
- -A è Annie perché è bionda e pazza come una DiLaurentis?
- Come fa la dottoressa Fugita ad essere sempre perfetta se dorme vestita in ufficio?
Aspetto risposte qui o su Twitter (@bemanca), non lasciatemi sola che altrimenti impazzisco. Letteralmente.
Vostra psichedelica
-B