DUDE

Perché vedere: DUDE di Netflix

“Dude”, per gli americani, è un modo di rivolgersi agli amici e viene utilizzato circa 83 volte all’interno di una frase.
Se in italiano in genere non abusiamo di termini come “zio”, “frate” o “amico”, a meno che non si tratti del doppiaggio di un film western in cui rappano e sono confusi sui legami di parentela, in Spagna e in America è tutto un vocativo dopo l’altro in cui, a fine conversazione, non ricordi più quale sia il tuo vero nome.

 

La trama

Lily, Chloe, Amelia e Rebecca sono amiche da sempre e sono all’ultimo anno di liceo. Fumano un sacco di erba, e quando dico “un sacco” intendo veramente “un sacco” e si ritrovano alle prese con un evento che cambierà il loro rapporto: il futuro, dopo quel che è successo, sembra essere all’improvviso molto più traballante di quanto non fosse.

 

Il cast


A parte questa scena in cui ho cercato ovunque tracce di Emily Fields senza però trovarle, non ci sono altri riferimenti a Pretty Little Liars.
Lucy Hale, Aria Montgomery in PLL, è riuscita a scollarsi di dosso il suo alter ego di Rosewood e veste i panni di Lily. Lo stesso possiamo dire di Kathryn Prescott, Emily Fitch in Skins, che qui torna a farsi tante canne quante se ne faceva nei sobborghi di Bristol. Troviamo poi Alexandra Shipp, Awkwafina, Brooke Smith (Erica Hahn in Grey’s Anatomy), Austin Butler (The Carrie Diaries e The Shannara Chronicles) e Alex Wolff (fratello di Nat Wolff e attore nell’ultimo remake di Jumanji).

 

Perché vederlo e perché no


Prima di tutto, non smetterò mai di essere affascinata dalla facilità con cui la Hale possa dimostrare 10 anni in più o 10 anni in meno e questo è sicuramente un merito che le va riconosciuto.
Il film non è bello, a parte qualche dialogo che vi farà esclamare “ma cosa c*zzo“, non c’è nulla di nuovo o di mai visto. O meglio, il nuovo prova ad esserci, e si tratta di protagoniste femminili per un genere tendenzialmente destinato a cromosomi XY, solo che la strada da fare è ancora tanta.
E’ una commedia leggera e dalle poche pretese, si calca molto la mano sul politically correct e il ciclo mestruale viene considerato come un passe-partout per terminare un qualunque discorso in cui si siano intrufolati uomini non graditi.
In breve, se come me soffrite di FOMO quando si tratta di attori che vi piacciono e dovete assolutamente vedere i film in cui compaiono ok, com’è accaduto per Se ci conoscessimo oggi, in caso contrario potete impiegare diversamente questa ora e 37 minuti.

Un bacio a testa,
-M

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