Meravigliose creature buonasera, oggi vi parlerò di uno di quei concerti frutto di una serie di cose che ancora non ho capito ma che ogni giorno contribuiscono a rendere la mia vita meravigliosa.
L’anno scorso ero in Spagna e mi sono messa ad ascoltare una classifica dei 100 brani più comprati in Inghilterra e ho trovato lei:
L’ho sentita così tanto da aver imparato la coreografia per osmosi e poi, quando Nicolas, Davide ed Eleonora mi hanno raggiunta a Barcellona per il concerto di Ed Sheeran, ci siamo ritrovati lei ad aprire il concerto al Palau Sant Jordi con tutti che cantavano Rockabye e io che gridavo CIAO ADIOS I’M DONE così forte da mettere in guardia anche gli ex delle altre.
Inutile dire che quando Anne-Marie ha annunciato una data in Italia, data che temo essere l’unica in tutta la sua carriera perché al Fabrique c’erano molte molte poche persone, sebbene posso giurarvi che fossimo tutte persone bellissime, ci siamo sentiti in dovere morale di prendere 4 biglietti e di portare l’orgoglio ghetto al suo cospetto.
Lei chi è
Classe 1991, britannica, ha pubblicato più singoli di qualunque altro cantante conosciuto, fondamentalmente perché il suo album non è ancora uscito.
Ha praticato karate a livello agonistico, e da quel momento credo abbia smesso di coprirsi gli addominali perché, come Dua Lipa insegna, certe cose non bisogna nasconderle MAI.
Canta di relazioni finite, di relazioni finite e anche di relazioni finite solo che ne canta sempre in modo diverso: ti fa quasi venire voglia di essere in una relazione così poi finisce e poi puoi cantare le canzoni di Anne-Marie.
Oltre a questo, è una paladina dell’autoaccettazione e del “do it right” del tipo “poi magari scriverò una canzone sul perché ci siamo lasciati ma finché non ci siamo lasciati facciamolo bene“.
Lei chi è in realtà
Anne-Marie è una di quelle che se gli lanci il reggiseno sul palco (e non era il mio perché non sarebbe mai stato così tanto aerodinamico), lo afferra, se lo prova ed è contenta perché ha un reggiseno in più.
E’ l’amica con cui esci per un aperitivo e poi torni a mezzogiorno del giorno dopo perché “no è che siamo andati a fare colazione a Venezia perché lì c’era un suo compagno dell’università” anche se lei l’università non l’ha mai fatta.
Nonostante fossimo pochini (ma garantisco che eravamo ben preparati), Anne-Marie si è premurata di far sì che tutte le canzoni sembrassero l’ultima canzone, quando il batterista picchia così forte da rompere il tamburi, le dita del tastierista si intrecciano e l’artista balla come se fosse indemoniata: un’ora e dieci così.
“Solo un’ora e dieci“, direte voi. E avete anche ragione, solo che la fanciulla non ha mai fatto uscire un cd, cosa che avverrà il 27 di aprile e vi giuro che se fosse durata di più mi avrebbero ricoverata perché non so se ve l’ho mai detto ma non penso di essere tipo da rave.
Perché sono contenta
Sono contenta perché lei è brava, c’era spazio e perché c’eravamo noi che siamo quelli su cui scriverei le canzoni se sapessi farlo.
Parlerebbero di relazioni finite, di sparatorie con le pistole Nerf chiamandoci con nomi di città e di quanto è bello crescere con chi sa farti sentire speciale. Anche se non hai gli addominali.
Un bacio a testa,
-M