La scorsa primavera ho binge-watchato la prima stagione di Riverdale e mi sono promesso di scrivere un articolo con le motivazioni per cui guardarlo ma poi mi è successo Big Little Lies e ho resettato tutto. Il 12 ottobre però è iniziata la seconda stagione e con lei ha portato il bisogno di scrivere un articolo su questo show trasmesso dall’emittente The CW americana: al primo giro di 13 episodi ne è già stato aggiunto un secondo di – udite, udite – 22.
LA TRAMA
“Minorenni curiosi di ceto sociale diverso risolvono misteri in una cittadina dalla luce solare compromessa”. Perché non mi hanno ancora assunto per scrivere i riassunti dietro le copertine dei libri di tutto il mondo? Li leggerebbe persino la De Lellis.
Il gruppo di minorenni, che ci shoccano perché sono davvero quasi minorenni e non è giusto perché quando noi avevamo la loro età esistevano ancora i brufoli, è composto da:
– Archie Andrews (nella realtà KJApa nato il 17 giugno 1997 ovvero il giorno del mio compleanno ma tre anni dopo mannaggia alla cicogna che s’è dovuta fermare proprio quel giorno la mia vita è una burla voglio piangere), il belloccio dall’addominale facile che oltre a togliersi magliette per contratto fa solo una cosa, ci annoia ma almeno lo fa togliendosi magliette Davide non lo scrivere che il prossimo articolo lo pubblichi dal carcere.
– Betty Cooper (Lili Reinhart, classe ’96), la ragazza dell’appartamento a fianco che appena arrivi ti citofona per portarti a prendere il gelato nel posto più buono della città ma che se è di cattivo umore ti urina nella coppetta e incolpa la tipa più cool del paese risultando credibile. E’ un esempio di fantasia ma lo trovo molto funzionale.
– Veronica Lodge (Camila Mendes, ’94 e ci sta), una Blair Waldorf che non ce l’ha fatta con genitori che detesta e l’abitudine di farsi la doccia tenendo le perle perché altrimenti se uno si collega proprio in quel secondo non capisce che lei è la rich-bitch del programma. Che poi sforzo inutile, la rich-bitch vera non è lei.
– Jughead Jones (Cole Sprouse, del ’92 e ommioddio quanto siamo vecchi) è a tutti noi noto in altri panni, ovvero quelli di Cody in Zac e Cody, ciò significa che se lui ha 25 anni ora e noi guardiamo Zac e Cody da almeno 40, abbiamo 1829 anni a testa. Tenebroso e tormentato, il personaggio che vuoi o non vuoi finisci per amare. Non c’entra ma non so dove altro scriverlo, pare che lui e Lili Reinhart stiano insieme anche nella vita reale.
– Cheryl Blossom (Madelaine Petsch, ’94 anche se da lei m’aspettavo un 2005), odiata da tutti, è la pshyco-crazy-bitch di turno, capelli perennemente di lato come fosse la Bratz delle Little Mix e un iconico alone di mistero attorno.
La serie è basata sui personaggi dei fumetti della casa editrice Archie Comics, che per capirci ha negli anni adattato serie tratte da altri cartoni animati, come Scooby Doo e Le tartarughe Ninja. E, visto il grande successo della prima stagione, è già in cantiere uno spin-off su Sabrina vita da strega, appartenente alla famiglia degli Archie Comics. Zan zan.
PERCHE’ VEDERLO
Premessa: questa serie è trash, ma nell’accezione positiva del termine, è un guilty pleasure, è quell’ascolto di Sorry di Justin Bieber che ti facevi in bagno a volume basso mentre fingevi di doverti asciugare i capelli quando ancora Justin Bieber era perculato a causa di Baby. Riverdale non è Scream Queens (RIP) ma non è nemmeno Pretty Little Liars (RIP ma un po’ meno IP): è un trash consapevole e fiero di essere trash, con sceneggiature, musiche e soprattutto colori studiati alla perfezione e che secondo me sono un po’ il suo punto di forza, il motivo per cui è piacevole da guardare oltre che da seguire per ciò che succede.
Tre punti mirati a convincervi:
– Ad un certo punto succede questo e tutti a casa abbiamo ballato all’unisono il ritornello di Work from Home.
– Ad un altro punto viene cantata My milkshake brings all the boys to the yard e anche lì scatta il delirio.
– Nella cittadina di Riverdale, detta anche Greendale, ci sono un liceo dotato di squadra di cheerleader, un bar frequentatissimo dai protagonisti dove ogni piatto sarebbe da postare immediatamente e case così enormi che il loft degli Humphrey a Brooklyn diventa una truffa di secondo piano: ve lo giuro, non sto parlando di Glee.
PERCHE’ NON VEDERLO
Ve l’ho già detto che l’età del rosso mi sconvolge, vero?
Tolto quello, bé, di sicuro non consiglierei Riverdale a chi si è sorbito 1209412 anni di Pretty Little Liars e simili e vuole distaccarsi totalmente dal genere: è vero che lo stile è diverso, ma i protagonisti pur sempre dei ragazzini rimangono. Il pubblico cui mira Riverdale non è di certo adulto.
Come avrete notato dalle molte citazioni, ogni tanto si ha la sensazione di star guardando la copia di altri show messi insieme (Glee, Gossip Girl, Pretty Little Liars…), ma (e torno a “perché vederlo”) il punto è proprio questo: l’unione delle cose, condita di un’attenzione particolare verso l’estetica del prodotto, secondo me danno quel quid in più per cui vale la pena iniziarlo.
Vi lascio con l’immagine di me non appena ho scoperto l’età di JKApa, a voi decidere se mi sto allenando per diventare come lui o se sto scappando lontano da tutto e lontano da tutti.
E facciamo che vi sbatto a fine articolo pure il trailer della prima stagione. Fateci sapere!
-D