Little Mix a Milano

Little Mix a Milano – recensione di Davide

Andare ad un concerto delle Little Mix è una di quelle decisioni che vengono prese rispondendo a tante domande nello stesso modo: . Me lo rinfacceranno a vita? Porteranno l’indipendenza femminile ad un livello tutto nuovo davanti ai miei occhi? Mi divertirò un casino?
Quando mi chiedono chi siano le Little Mix amo far passare la mia passione per le sgualdrine pop come qualcosa di legale (“eh sai, è un gruppo che ha vinto X Factor in Inghilterra“) cosa che peraltro faccio mentendo spudoratamente ogni volta che parte Work from home e qualcuno nomina il nome di Camila Cabello invano.
Ehmbé, le nostre amiche inglesi sono venute a trovarci il 30 maggio al Mediolanum Forum di Assago armate di top in pelle e cattive intenzioni e, inutile dirlo, io c’ero. Anche la Ele c’era, ma è troppo afona per raccontarlo.
Qualora qualcuno di voi sia qui sulla fiducia avendo capito già dal titolo che sarebbe stata un’esperienza extrasensoriale, ve le racconto una ad una:

 

Perrie Edwards è una bionda fenice risorta dalla rottura con Zayn degli 1D (e dal suo successivo fidanzamento con Gigi Hadid) sulle note di Shout out to my ex, capolavoro contemporaneo che oltre a costarmi due aritmie durante il live presenta un “hope she ain’t faking like Hadid” gridato con prepotenza. Lo ammetto: esco da questo concerto innamorato di Perrie e della sua coda alta usata per frustare le altre durante le coreografie.

 

Jesy non si chiama Jesy, si chiama Bratz e io, Davide, prometto di volerle bene fino alla fine dei secoli e oltre. Disegnata da un fumettista e preso vita rubandogli l’anima, la Bratz ha calcato il palcoscenico con i capelli perennemente di lato manco fosse Cheryl Blossom di Riverdale e, furba, quando sentiva che il coma ipoglicemico stava arrivando fermava tutto con domande tipo “hey Milan do you feel sexy?“.

 

Jade è quella che io chiamo “la seconda”, non perché sia la seconda d’importanza nel gruppo (in questo caso sarebbe la terza dopo Perrie e la Bratz) ma perché canta per seconda in tutte le canzoni. Forse la più dotata vocalmente, termina la serata incazzata come una iena perché i video preregistrati per ogni canzone erano ad una definizione così alta che le si vedevano tutti i pori dilatati della fronte. Come fa gli acuti lei in No more sad songs nessuno.
PS. Ricordate le mie profetiche parole, se mai le Little Mix si separeranno a staccarsi per prima sarà lei.

 

Leigh-Anne ogni tanto si deve googlare perché nonostante abbia passato l’adolescenza a studiarsi le mosse di Beyoncé è diventata una Michelle Williams con buone tonsille ma poca spina dorsale. Passati 75 minuti a spaccarsi di acuti, guadagna il rispetto della platea soprattutto con la sua performance in Nobody like you.

 

Momenti random degni di nota:

– Le ragazze sono entrate sfilando o forse tentando di farsi uscire l’anca o forse tentando di farsi uscire tutte e due le anche mentre delle tigri ruggivano sullo schermo e Power incalzava. Rivederlo su YouTube perché sono arrivato ultimo alla tappa di Pechino Express è stato bellissimo.
Secret love song è stata lo scenario di un tributo dei Mixers agli Arianators dopo la tragedia di Manchester: torcia accesa, i seguenti fogli al cielo, lacrimuccia.

 

– Ogni canzone è stata accompagnata da un diverso video preregistrato apposta per il Glory Days Tour: in Black Magic si sono trasformate nella famiglia Cullen, su Wings Perrie aveva un body con le frange che neanche Simona Ventura a Selfie e dopo averle viste rotolare nella farina su Touch ho seriamente pensato di irrompere in casa di Eleonora per emularle.
– Sempre durante Touch (in quattro minuti quante cose sono successe?) hanno capito di essere troppo distanti e in quello che è sembrato il millisecondo più bello della mia vita si sono ricompattate con tre salti a testa, pensate, senza uccidersi.
– Io che quando parte Shout out to my ex vado nel panico. Inizialmente il blocco neuromuscolare, poi la Bratz che mi riporta alla realtà strusciandosi su Leigh-Anne, e poi ricordo solo Perrie che fa l’assolo stremata, i fuochi d’artificio e il PTST.
Insomma, le LM a Milano sono state incredibili: innanzitutto abbiamo scoperto che sanno cantare veramente, in secundis va premiata l’accortezza che hanno avuto nel mandare a letto presto i bambini presenti (è iniziato alle 20.35 e finito tipo alle 19.10) e, ultima ma non ultima, annovero la gentilezza con cui c’hanno regalato trenta secondi di Move cantata non da loro ma da noi. Pioniere.
Ti distrai un attimo e accendono gli sparacoriandoli anche se i tipi del forum avevano raccomandato di tenere tutto in ordine, tu sei lì che ridi e all’improvviso succede che tutte le mamme del forum s’indignano su “fuc* that, get down and dirty”.
Vi saluto nella speranza di riuscire a fare qualcos’altro che non sia riascoltare in loop il concerto per i prossimi vent’anni e vi ricordo una cosa: senza il puttan pop la vita sarebbe molto più triste. E casta.

-D

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