13 reasons why

Perchè vedere: 13 Reasons Why di Netflix

Sto scrivendo questo articolo seduta su una panchina perché mi sono appena trasferita e nel mio nuovo appartamento non c’è il wi-fi, quindi mi sento sola e abbandonata un po’ come Hannah Baker, la protagonista di Thirteen Reasons Why, nuova creatura di casa Netflix che sta letteralmente facendo esplodere il web. Sì, esatto, quella delle meme su Facebook: sono tutti andati fuori di testa per questa nuova serie tv.  E non solo perchè l’ha coprodotta Selena Gomez.

Doveva fare la protagonista e poi si è consolata così. Una cover anni 80 e un video creepy

Andiamo con ordine: la protagonista della serie è la bella, dolce, timida Hannah Baker, adolescente sballottata come tutti noi in quel girone infernale che chiamato liceo. Le serie è in realtà un megaspoiler: Hannah alla fine muore. Si suicida, e noi lo sappiamo dall’inizio proprio dalla sua voce che racconta la storia a puntate. Perchè? Per tredici motivi, legati a tredici compagni di scuola a cui invia tredici audiocassette in cui racconta per filo e per segno come sono andate le cose. Ora, non so se ho reso abbastanza chiaro il riferimento del titolo.
Siccome sentire una morta che accusa persone dall’aldilà non era doloroso abbastanza, la vicenda è narrata dagli occhi di Clay, l’anima candida da sempre innamorata di Hannah che si strugge nel rimorso di non averla salvata. Plus: la madre di Hannah, una Addison Montgomery distrutta dal dolore, fa causa alla scuola e tutto si incasina ancora di più. E stavolta non è neanche colpa di Shonda.

Cose che mi sono piaciute

Open talk.  E’ vero, il cuore della serie è il suicidio della protagonista, ma la serie ha due grandi macrotemi: il bullismo, e la scoperta della sessualità. Purtroppo le due cose si intrecciano – nella serie e fuori – Hannah viene stigmatizzata come una “facile” e, complici le foto, i cellulari, la cattiveria dei ragazzi, alla fine verrà travolta dai pettegolezzi. Netflix è stata coraggiosa a denunciare apertamente il problema di come le ragazze (e i ragazzi) vengono trattate se provano a chiedere aiuto. Lo psicologo della scuola è uno che dice cose come: “non è che magari all’inizio volevi e poi hai cambiato idea?” o “che cosa puoi fare per evitare di essere preso di mira?”. Ogni episodio lancia un gigantesco SOS: nessuna vittima deve giustificarsi – o incolparsi – per la violenza che ha subito. Solo per questo, onore al merito di Netflix.

(This) Mess is mine. Ogni grande serie tv ha lanciato qualche gruppo indie di culto: il 60% delle canzoni nel mio ipod provengono dalla colonna sonora di O.C.
Come suggerisce il titolo del paragrafo, la drammatica storia di Hannah e Clay viene scandita al ritmo di Vance Joy, dei Cure e degli Joy Division. Voto: 9 + C’è anche Selena Gomez, produttrice della serie, che avrebbe voluto essere la protagonista e invece si accontenta di rifare la cover di Only You degli Yazoo. Volete farvi del male? Ascoltate The Night We Met di Lord Huron: nuovo classico dei balli scolastici da qui all’eternità.

Cose che non mi sono piaciute

Bentornati al liceo. Non so voi, ma dopo Scream Queen e Gossip Girl, basta armadietti, corridoi, campanelle. Sarà che sto invecchiando, sarà che i licei americani hanno un tasso di omicidi che Narcos levati proprio. In tutto questo spiegatemi la clamorosa amnesia collettiva di tutti i genitori d’America che lasciano che i propri figli se ne vadano in giro per feste e festini tutte le notti e tornino a casa con un occhio pesto un giorno su due. Roba che i miei dopo mezzanotte sguinzagliavano pure i cani. Anche qui ci sono feste dove nel giro di due ore succede roba per riempire una stagione intera, foto compromettenti, stalker che spiano dalla finestra, segreti, bugie, messaggi lasciati da persone morte e ragazze che escono con l’ex della migliore amica: praticamente è un Pretty Little Liars che non si è bevuto la dignità.

Hannah la martire. Sarò impopolare, ma secondo me con il personaggio di Hannah Baker un po’ hanno toppato. Ha avuto una sfiga colossale? Sì. E’ stata trattata da schifo? Sì. Ma sembra che togliersi la vita sia un gigantesco atto di vendetta nei confronti dei propri compagni, e insomma, non mi pare proprio una grande idea. Hannah, io ti voglio bene, ma se urli a qualcuno di lasciarti stare è probabile che lui capisca che deve andare via e non correre ad abbracciarti. Se prendi a pizze tutti i ragazzi che ti chiedono di uscire poi non è che puoi proprio lamentarti se ci rimangono male.  Cioè: non meritava niente di ciò che le è successo, ma lasciare tredici nastri in cui accusa gli altri della sua morte è una vendetta degna della Ali DiLa peggiore. Molti sono palloni gonfiati che avevano bisogno di una lezione, gli altri però scontano i loro sensi di colpa con il rimorso perenne, la faccia massacrata di botte e gli incubi che li perseguiteranno a vita.

I dialoghi. Mentre i due protagonisti brillano di rara intelligenza, gli atleti della scuola sono dei trogloditi, e per farci capire meglio la differenza i dialoghi consistono più o meno in:
“Che accidente dici, Justin?”
“Fottiti, Montgomery”
“Ne ho abbastanza delle tue stronzate”
E così via all’infinito.
Voglio provare a contare le volte che dicono f*ck in una sola stagione: anche qui, penso che battiamo Narcos alla grande. Menzione d’onore alle conversazioni fra Tony e Clay:
“Ho bisogno di risposte”
“Ascolta i nastri”
“Perchè?”
“Saprai tutto a tempo debito”
Anche qui, sento odore di Marlene King. La sensazione “allunghiamo il brodo che abbiamo tredici episodi da riempire”.

L’amico che tutti vorremmo

Considerazioni generali doverose sulla questione suicidio: aprite Twitter per credere, non si parla d’altro che di Thirteen Reasons Why. Ho letto di tutto, da “dovrebbero farlo vedere nelle scuole” a “incita al suicidio” a “ommioddio speriamo esca la seconda stagione”.. Ecco, non credo che basti mostrare “il modo giusto di tagliarsi le vene” possa veramente spingere dei ragazzi a farla finita, come ho letto parecchie volte, ma di sicuro ci sono messaggi pericolosi: farsi del male non è un modo per rimettere le cose a posto. Non farà giustizia di quello che abbiamo subito. Non farà andare le cose come volevamo. Non ci farà amare di più dalle persone che lasciamo. Vi sembrerà scontato, ma mettetevi nei panni di una quattordicenne che sta passando un brutto periodo: tanto per essere chiari. 

 

Sistemate le cose pesanti, credo che stilisticamente sia un gradino sopra il teen drama, ma le scelte azzeccatissime di regia scontano un grande difetto: la serie è lenta. Parecchio. Vi lascio con alcune domande cruciali:

  • Se hanno fatto un episodio per ogni lato, è perché “Tredici” come titolo suonava meglio di “Sette”? No perchè secondo me la metà bastava
  • L’incidente di Clay nel primo episodio serviva solo per mettergli un cerotto enorme in faccia e farci distinguere passato e presente?
  • Addison Montgomery (Olivia Baker) si porta dietro la maledizione del Seattle Grey?
  • Bryce Walker è la versione cattiva di Asher Millstone di HTGAWM?
  • Vi state sentendo un po’ in colpa anche voi per la morte di Hannah?

Siccome so che la risposta è sì, aspetto nei vostri commenti opinioni, confessioni, dichiarazione d’amore e qualsiasi altra cosa vogliate dirmi sulla serie.

Un bacio e alla prossima,
Bi

Un pensiero su “Perchè vedere: 13 Reasons Why di Netflix

Cosa ne pensi?