Paradise Beach – receMsione

Comincio subito dicendo che non avrei mai visto questo film se Blake Lively non vi avesse fatto parte. Non che io abbia nulla contro le persone che vanno a fare surf in posti sperduti e che non conoscono, ma gli squali non mi piacciono tanto tanto e io poi nella vita ho l’ansia.
Il film racconta la storia di Blake Lively: ex studentessa di medicina che ha la passione per i soliloqui. Altrimenti sai che sbatti un’ora e venti di lei che fa un gioco di sguardi con un gabbiano.
Il titolo americano “The Shallows“, che potremmo tradurre con “acque poco profonde”, non ha niente a che vedere con la versione italiana che recita “Paradise Beach“.
Non so se avete già visto il film ma il 70% dei dialoghi è incentrato su:
“Ma che bella questa spiaggia, chissà come si chiama”
“Accipicchia, vorrei proprio sapere il nome di questo posto così da poterlo comunicare alla mia amica che s’è scordata che esisto”
“Senti ti prego dimmi dove siamo che ho finito le domande indirette”
Noi, che si chiamava Paradise Beach, lo sapevamo ancor prima che il semipermanente di Blake entrasse in contatto con la sabbia.

 

8 cose da sapere su Paradise Beach

  1. In Texas c’è il mare e non è solo la patria di Cierra Ramirez e Selena Gomez
  2. Il 20% dei film di Blake comincia con una passeggiata sulla spiaggia in cui qualcuno dice cose e non sappiamo se lei è viva, morta o Serena Van der Woodsen
  3. La controfigura di Blake è stata assunta solo ed esclusivamente perché è fisicamente impossibile che lei abbia i capelli sfibrati e quindi hanno dovuto ripiegare su una persona umana e mortale, che non avesse dunque nessuna origine divina
  4. Non guardate questo film se non siete ancora partiti per le vacanze al mare
  5. Se Blake può andare in spiaggia in camicia anche noi possiamo andare in spiaggia in camicia. Questo lo dico a mia sorella che mi ha derisa per il mio outfit marittimo anche se ok, forse portare sotto l’ombrellone anche giubbotto di jeans e pashmina è stato too much
  6. Se sei la Lively puoi usare FaceTime anche nella località più sperduta del Messico mentre se non sei Blake Lively, entri da Primark ad Arese e ti si incarta Whatsapp
  7. Quando andate in un posto nuovo fate in modo di imparare la lingua locale così da poter parlare coi gabbiani
  8. Finito il film vi verrà una gran voglia di mordere una coscia a vostra mamma, al vostro fidanzato o ad un pollo. Dico solo che il cannibalismo è un reato

 

Lui


Siamo stati portati a pensare che si tratti di un semplice gabbiano ma è evidente si tratti di molto di più. Il gabbiano è un surrogato di Wilson, il pallone di Cast Away, con la differenza che il gabbiano si muove.
Grazie a lui, Blake trova innumerevoli modi per farci capire quant’è animalista: prima mastica un granchio, lo sputa e lo dà a Steven Seagull e poi gli raddrizza un’ala lussata in un modo che nemmeno Callie Torres.
I più malpensanti (io) avranno creduto che Blake volesse mandarlo a riva come diversivo per la squalo ma lei, invece, voleva solo sbarazzarsi di quell’antiestetico pezzo di tavola che le rovinava l’arredamento minimal della roccia.

 

Lei


Lei, Nancy, nuota più veloce dello squalo.
Si sutura da sola utilizzando acqua di mare e orecchini.
Da bagnata riesce a creare un capo d’alta moda infilando una gamba nella manica della muta e trova una GoPro con lo schermo in modo da vedere se nei video dell’autoctono è venuta bene o meno: se avesse avuto a disposizione una cassetta del pronto soccorso il film sarebbe durato 7 minuti e, nei restanti 80, avrebbe condotto con successo una ricerca sulle staminali.
E’ raro imbattersi in donne che ricoprono ruoli simili, in questo caso è stato un vero e proprio jackpot poiché il pubblico maschile non vedeva l’ora di vedere Blake in bikini e quello femminile non vedeva l’ora di vedere Blake fare cose. Ciò che mi ha maggiormente colpito, e lo dico dopo essermi documentata con una quantità inenarrabile di dietro le quinte, è che chi critica il film non ha capito il film.
Nancy affronta i suoi fantasmi, così come sua madre aveva lottato per sopravvivere, anche lei si rimbocca le maniche (è una metafora, non aveva le maniche) e trova il modo di fare a pugni con i propri demoni (è una metafora, i demoni non hanno pugni).
Sono d’accordissimo in merito alle pecche di regia e sceneggiatura, la storia non era niente di che e si regge solo ed esclusivamente sui muscoli lesi di Mrs. Reynolds, ma per quanto riguarda animalisti&Co., il lungometraggio ha lo scopo di spiegare la lotta tra due predatori: il problema è che, se uno dei predatori è Blake Lively, non c’è possibilità alcuna di uscire indenne.

 

L’altra


Posso affermare quasi certamente che lo squalo fosse una femmina per almeno due motivi:

    • l’ho letto su internet
    • Blake aveva appena avuto una bimba e non ha nemmeno la ritenzione idrica: una coscia gliel’avrei morsa pure io

Non ho assolutamente idea del perché uno squalo bianco debba abbandonare la gigantesca carcassa di una balena per tediare la Van der Woodsen e questo, secondo me, è uno degli snodi che non funzionano. Ok che dobbiamo produrre un film ma facciamo in modo che questo sia coerente e coeso.
Non ho idea del perché Blake nuoti senza timore tra le meduse mentre lo squalo si spaventa, deboluccia la pistola incendiaria, fiamme che si propagano a causa del grasso di balena e del metano prodotto dalla decomposizione del corpo…? Può darsi che i milioni di documentari che ho visto abbiano dato i loro frutti?
A parer mio ci sono un po’ di situazioni che si sarebbero potute gestire meglio ma il film nel complesso non ha battute d’arresto ed è anche piuttosto piacevole. Che poi, se ci pensiamo, il messaggio del lungometraggio è piuttosto chiaro: se vi capita di andare al mare e vedete una balena morta non usatela come zattera.
Fine.

 

 

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