Quello del 4 luglio è stato per me un concerto pieno di prime volte: innanzitutto non avevo mai visto live i Mumford and Sons, li ho scoperti tardi e quindi non ho potuto assistere al concerto da loro tenuto a Verona nel 2015, non ero mai stata all’Assago Summer Arena (SAM SMITH HAI CANCELLATO IL CONCERTO IO NON LO DIMENTICO) e, cosa più importante, ho fatto pipì in un bagno chimico. Per un attimo mi sono sentita come la Chapman in OITNB ma sappiate che non ho cercato sigarette, cellulari o polverine.
Atmosfera festante, tutti tranquilli perché è bastato uno sguardo per capire che le zanzare avrebbero tormentato me e non loro, ci mettiamo sugli spalti poiché ho la malsana abitudine di andare agli eventi con Eleonora che ha 29 anni ne dimostra 15 ma se ne sente 87.
[Ho da poco scoperto che Marcus Mumford è sposato con Carey Mulligan, la Daisy de “Il Grande Gatsby” e Maude in “Suffragette”: volevo condividerlo con voi].
Ed io lo so che vivere un concerto è diverso da leggerlo però, come una novella Shay Mitchell, ho snapchattato gli highlights di modo da condividerli con voi.
La serata è aperta dai The Night Sweats, gruppo splendidamente folk il cui frontman Nathaniel Rateliff ballava come Johnny Depp in “Alice in Wonderland” durante la deliranza.
Fiati, archi e tamburelli per una mezz’ora in pieno stile Mumford, perfetto warm up per il pubblico delle grandi occasioni ovvero… noi.
Alle 21.31 Marcus&Co. entrano nell’arena e come pessimi gladiatori ci siamo limitati a cantare le vocali di Snake Eyes perché troppo indecisi sulle consonanti da bofonchiare.
Come potete vedere però, su Little Lion Man eravamo ferratissimi.
Quando ho pensato che “se è tutto così prima delle 22 viene giù l’impalcatura”. pic.twitter.com/XsI4kA8J2M
— emmefromtheblock (@Marta_Corradi) 5 luglio 2016
E’ il momento di un paio di brani che hanno fatto la storia come ad esempio White Blank Page, uno dei miei inni alla friendzone preferiti, e Babel, canzone che non veniva performata live dal lontano 2013.
Believe mi porta via cuore, anima ed evidentemente gli ultimi neuroni rimasti tant’è che perdo un quarto d’ora per posizionare la fiammella in perfetta corrispondenza dell’accendino.
Il dominio assoluto degli adesivi su snapchat. pic.twitter.com/0SYodfY2ia
— emmefromtheblock (@Marta_Corradi) July 5, 2016
I pezzi seguenti sono carichi di un’attesa fuori dal comune, Springsteen è a Milano per via dei concerti del 3 e del 5 di luglio e quando Lovett annuncia la presenza di un ospite a sorpresa ci guardiamo intorno sperando un assolo di chitarra: non appena il nome di Ludovico Einaudi riecheggia in via di Vittorio tutto comincia a tremare.
Io tremavo perché ero in piedi sulle sedie e di solito cado anche da ferma.
Pazzia vera. pic.twitter.com/hXaCejcNuy
— emmefromtheblock (@Marta_Corradi) 5 luglio 2016
Dopo Einaudi i ragazzi vanno via ed il pubblico, memore del Geyser Sound appreso dagli islandesi agli europei, li invita a tornare sul palco: sarebbero tornati anche senza Geyser Sound ma a noi piace prenderci meriti che non abbiamo.
I’m on fire, singolo del 1984 cantato dal Boss e che a me personalmente piace tipo da impazzire, perdo la dignità aspettando The Wolf che, come previsto, non disillude le aspettative.
Adesivi autogestiti. pic.twitter.com/PRSQHyGBLF
— emmefromtheblock (@Marta_Corradi) 5 luglio 2016
Di musica ne capisco quanto basta ma se questa accomuna le persone, un selfie con Anna e Andre, Vale al telefono, Lavinia e Martina su Twitter e Jessica su FB, vuol dire che si sta facendo la cosa giusta.
Grazie ad Alessandro, Giacomo, Eleonora e grazie alle Fifth Harmony: anche se il concerto non era loro, trovano sempre il modo di lavorare da casa.
Un pensiero su “Mumford & Sons all’Assago Summer Arena – receMsione”