Orange is the new Black

Perché vedere Orange is the new Black: The D Word

Giugno è notoriamente conosciuto come un mese di fake-vacanze: l’estate inizia, ma al contempo comincia la sessione estiva, alcuni hanno gli esami di maturità e le serie tv andate in ferie a inizio primavera ci danno il bentornato.
Quanto a me, davanti ad un mese tanto indaffarato, ho preso la solita decisione: intraprendere un sano binge-watching di una serie che non ho mai visto e che molti mi avevano consigliato.
Sto parlando proprio di Orange is the New Black, show che ho letteralmente divorato in un paio di settimane e che spero chi di voi non l’ha già fatto scelga di iniziare al termine di questo articolo.

 

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Orange is the new Black, detto OITNB perché di perdere una decade per scriverlo per esteso ogni volta facciamo che no, è un capolavoro targato Netflix e quindi trasmesso in streaming annualmente appunto a giugno: la quarta stagione, come le prime tre di tredici episodi, esce proprio venerdì 17 giugno, meglio conosciuto in tutto il mondo come il mio compleanno. Inutile dire che Jenji Konan e gli altri ai piani alti sapevano.
OITNB è ambientato nel carcere federale femminile di Litchfield, in Connecticut, dove sbarca durante il pilot Piper, la cui identità è dal minuto tre marchiata con Chapman, per la quasi buffa abitudine delle detenute a chiamarsi per cognome. Lo schema degli episodi (un’ora a puntata, passa velocissima) non è necessariamente lo stesso, ma se non si parla di season finale e première è generalmente costellato da flashback incentrati su un personaggio diverso ogni volta che s’alternano alle vicende del presente.

 

PERCHE’ SEGUIRE LA SERIE

Tutti i personaggi secondari. “Affezionarsi” è un concetto chiave per ogni serie tv, ma in OITNB assume un significato più allargato. Sei quasi obbligato a conoscere ciascuna delle ragazze, anche quelle che inizialmente sembrano un decoro sullo sfondo, le analizzi, le comprendi, sembrano quasi una famiglia, la tua. A partire da Poussey che ha l’accento à droite quindi se la chiamate “poussy” vi spezza le braccia nonostante pesi un tarallo e mezzo, passando per Red, la cuoca russa che vuole sembrare feroce nonostante abbia un cuore d’oro, Tiffany, la fanatica di Dio che ci siamo abituati ad amare, Morello che ha origini italiane e questo la dice tutta sulla concezione che gli altri Paesi hanno di noi e arrivando a Crazy Eyes, che ha vinto un Emmy nel 2014.

– Lo humour.

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La tematica potrebbe essere fuorviante e molto probabilmente dal resto dell’articolo non si capisce: OITNB fa ridere. Non è The Big Bang Theory, ecco, no, ma non è nemmeno American Crime. E’ un umorismo diverso, quasi impercettibile ed estremamente reale, mirato al farti capire che queste donne non hanno molto di cui ridere ma ridono molto spesso più di quanto non facciamo noi nella vita reale, pronti a lamentarci se il vasetto di marmellata è stato lasciato dietro lo sportello sbagliato della dispensa.

Il messaggio. Potrei sembrare troppo riflessivo a chi mi legge e a me stesso, infatti appena ho finito mi sparo un po’ di selfie per compensare questi sproloqui, ma OITNB è più di una serie tv: sa intrattenerti, ma sa farti pensare anche quando l’ora è terminata. Sebbene molte delle storie delle detenute suggeriscano che sono brave persone, nonostante siano state arrestate, il significato non è un buonista “non meritano la loro condanna”, ma è un reale “sono comunque persone”. Persone che hanno fatto scelte pessime e che è giusto paghino per questo, ma comunque persone, che talvolta possono essere molto migliori dei loro stessi carcerieri.

 

A CHI LA CONSIGLIO

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– A coloro che, come me, vanno in fibrillazione quando si scopre il passato dei personaggi, ciò che li ha portati ad essere ciò che sono, quando i difetti e i pregi di ciascuno vengono in un certo senso giustificati e contestualizzati in base ad esperienze vissute. Ogni episodio è ricco di flashback su uno o più personaggi, tra detenute e guardie.

– A chi lascia mozziconi accesi nel prato, a chi ascolta musica a volume 109445 di notte sotto casa di Marta, a chi insulta pubblici ufficiali per ludo, a chi ruba goleador sull’uscita dalla tabaccheria di fiducia, a chi sta pensando di compiere qualsiasi altro reato minore: guardare OITNB e la voglia di finire in carcere vi passa, soprattutto se siete gracili come me, che in galera verrei utilizzato come copricapo nei giorni di pioggia in tempo zero.

– A quelli che (e qui mi discosto dallo scorso DWorD) se guardano una serie tv, esigono una recitazione con i controcazzi. Ehmbé, qui il cast è qualcosa di spettacolare, permettetemi di fare il nome di Taryn Manning tra i tanti.

 

 

A CHI LA SCONSIGLIO

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– Agli amanti della moda. Gli autori hanno guardato Pretty Little Liars e si sono spaventati a tal punto da ambientare la propria serie tv dove hanno gettato gli stilisti di PLL stesso: in carcere. Tutte in fila, uniforme arancio all’inizio, bianca e grigia dopo essersi ambientati e via.

– A chi tollera solo ed esclusivamente episodi di 20 minuti. E’ un’ora che passa veloce, ma pur sempre un’ora.

 

QUINDI.

Da uno a dieci, il livello di obbligo che avete di recuperare la serie è un 9, che volerebbe più in alto se solo io l’avessi scoperta un po’ prima: ammetto che una spinta è stata d’obbligo anche per me.
Subito ero scettico, mi aspettavo fosse pesante, ma negli effetti ho capito fin dal pilot che mi avrebbe cambiato. Ora so che il Glee Club può esistere ovunque, anche in prigione, sebbene non sia formato per scelta e sebbene sia ancor più sconclusionato di quello originale, ed è lì, ad aspettare che ci uniamo anche noi, che fortunatamente non possiamo diventare i compagni di cella delle detenute ma che ogni giugno siamo in sala visite a tenere compagnia a ciascuna di loro.
Hashtag #DWorD, profilo twitter @davidescarde: vi aspetto.

Trailer della prima stagione, per farvi un’idea:

Trailer della quarta stagione, in arrivo venerdì:

 

Grazie alla pagina Orange is the new Black Italia e grazie a voi per essere arrivati fino in fondo, alla prossima!
-D

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