Le madri sono formiche atomiche con pon pon invisibili: portano e sopportano tre volte il proprio peso e non ti danno ragione. Mai.
Sono cheerleader silenti in modalità vibrazione, fremono e tifano ma non lo dimostrano perché il sistema educativo impedisce loro di farlo: 13 banchi di scuola e 4 di università e, nonostante questo, hai sempre avuto torto tu.
Siamo abituati a pensarci come una sorta di anno zero, prima del 21 giugno di una manciata di anni fa non c’era nulla. Non c’erano i sabati sera, non c’erano i libri letti e non letti, e non c’erano le canzoni cantate male perché gli stranieri biascicano e le ore di inglese non esistevano.
Ti ritrovi a vivere una vita a righe, semirette parallele che non possono permettersi di incontrarsi perché causano incidenti ma che corrono rapide, trattino dopo trattino.
Oggi, mentre il tempo corre più veloce di noi, le spieghiamo Snapchat e sorridiamo mentre fa linguacce alla fotocamera interna, ci manda registrazioni vocali e ha imparato in modo sorprendentemente veloce che la doppia spunta blu significa che hai visualizzato e se hai visualizzato e non hai risposto devi correre più veloce delle linee e dei minuti.
Non serve un giorno in particolare per ricordarci che dobbiamo loro molto più di quanto crediamo ma, a volte, un piccolo “grazie” è il motore immobile di cui abbiamo bisogno per tirare avanti.
Continua a leggere solo se sei la mia mamma.
Ti chiami Margherita e mi hai fatta allergica alla primavera ma, anche se sono sicura che Leibniz non pensasse a noi, anche se quando io suono l’ukulele e papà prende la chitarra pensi di cambiare casa e anche se quando hai freddo devo mettermi la felpa, per me sei la Marghe migliore possibile.